L'ashtanga yoga è uno stile di yoga introdotto nel mondo occidentale dal guru pattabhi jois a sua volta allievo di Krishnamacharya alla fine degli anni '60

La prima serie, yoga chikitsa è composta da 32 posizioni che vengono sempre anticipate dai saluti al sole A e B.
Al termine della sequenza si eseguono 12 posture finali CUI fa seguito il rilassamento
La sequenza viene sempre praticata seguendo un ordine preciso sotto la guida del maestro

È uno yoga dinamico caratterizzato dalla sincronizzazione tra respirazione e movimento del corpo.
Il respiro collega ogni posizione con la seguente in un flusso armonico.
Ogni postura viene mantenuta per 5 tempi cercando di fissare lo sguardo in una preciso punto.
Si respira solo attraverso il naso filtrando L' aria attraverso la glottide attuando la respirazione ujjayi 
In questo modo la mente si libera dalle influenze esterne e si calma
Il corpo si rafforza, si alleggerisce e diventa flessibile.

Surya significa sole e Namaskar significa saluto, quindi Surya Namaskar significa letteralmente saluto al sole.

Il sole o Surya rappresenta una delle principali divinità nella religione induista e viene considerato il responsabile del controllo e movimenti di tutti i pianeti.
Secondo quanto scritto nei Veda (antiche scritture), venerare il sole porta prosperità e salute.

Il Saluto al Sole o Suryanamaskara, è una pratica yoga molto antica, che riprende e riflette tutta la potenza e l'energia del sole che nelle civiltà antiche veniva adorato e venerato come Dio. In tutte le civiltà, infatti, l'adorazione del sole era un rituale sia sociale che religioso.
Anche se nell'era moderna questi rituali sono via via andati scomparendo, resta il fatto che il sole è e rimarrà per sempre la maggiore e più fonte di energia per tutte le specie viventi.
Tutto ciò che vive, nasce da SURYA (il Dio degli Dei) recita il Rg Veda, il testo più antico dell'India, esprimendo così l'omaggio primordiale che tutte le civiltà, fin dall'alba della storia, tributarono spontaneamente al sole.
Le antiche culture hanno identificato il sole, per estensione, con la sorgente della saggezza e conoscenza, come simbolo di verità, come guaritore delle malattie fisiche e mentali e soprattutto come sorgente di fecondità e crescita. La maggior parte dei rituali religiosi, delle cerimonie, delle feste pubbliche e degli sport, dell'arte della danza è ricollegabile all'antico culto del sole.
Riproducendo le fasi del sole dall'alba al tramonto, invitiamo e captiamo tutta l'energia solare creando un contatto intimo e speciale con l'energia creatrice, raccogliendo il prana (energia vitale) in tutto l'organismo, riequilibrandolo. È dunque un rituale magico, che consente ad ogni individuo, di ottenere uno stato completo di benessere accumulando energia.

Il Saluto al Sole è una pratica completa che attraverso: posizioni (asana) respirazione (pranayama) e direzione dello sguardo ( drishti ) porta alla meditazione.
È inoltre uno dei metodi più efficaci per conseguire una salute perfetta e per un risveglio energetico e spirituale.
I benefici del saluto a sole sono molti:
• Permette al corpo di lasciarsi andare e di eliminare la tensione e lo stress
• Massaggia e tonifica le articolazioni, muscoli e gli organi interni
• Migliora la postura, la flessibilità e l'equilibrio
• Stimola il sistema cardio vascolare
• Ossigena il sangue e rinforza così il cuore
• Stimola il sistema endocrino

Il sole è fonte di ogni energia e da migliaia d'anni in India esistono tecniche per ricevere e utilizzare questa fonte di energia cosmica per rivitalizzare il corpo, per migliorare la salute e per superare l'indolenza e la stanchezza.
Ciò che meglio rappresenta e sintetizza tutto questo in un'unica pratica è appunto il Saluto al Sole. È un esercizio ritmico che allena potentemente il corpo e rende più energica anche la mente. Come tutte le pratiche yoga, anche il Saluto al Sole rappresenta un ideale antidoto contro lo stress e i vari disturbi di cui, purtroppo, la maggior parte delle persone oggi soffrono.
Suryanamaskara ha una pluralità di effetti, grazie alla combinazione sintetica di alcune fra le più importanti tecniche yoga.
Attraverso le ASANA agiamo su tutto l'organismo, sulla circolazione sanguigna e linfatica, sugli organi, sui sistemi ghiandolari e sulla colonna vertebrale.
Attraverso PRANAYAMA agiamo su tutto l'apparato respiratorio, migliorando e soprattutto potenziando l’ energia vitale ( prana ).
Attraverso DRISHTI agiamo sulla mente eliminando quelle interferenze che non ci consentono di mantenere la lucidità e la serenità necessaria per una vita positiva.

Possiamo vedere il saluto al sole come una sequenza che racchiude al suo interno tutta la pratica yoga
La pratica costante del saluto al sole porta ad una vita sana, vigorosa ed attiva, preparando allo stesso tempo il praticante per il risveglio spirituale e la conseguente espansione della coscienza.

Patanjali ha descritto gli otto aspetti dello yoga come i rami di un albero

YAMA : etica, principi universali:
non violenza
verità
non rubare
castità
non avidità
NIYAMA : pratiche personali, disciplina della vita quotidiana
purificazione
appagamento
austerità
Studio
devozione
ASANA : posture
PRANAYAMA : controllo del respiro
PRATYAHARA : ritiro dei sensi del mondo esterno nel se interiore
Il distacco
DHARANA : concentrazione initerrotta
DHYANA : meditazione
Unione soggetto- oggetto
SAMADHI : illuminazione
Verità e beatitudine
Scomparsa di azioni e desideri

La saggezza e la spiritualità si sviluppano come la crescita di un albero
Ogni albero in una foresta ha lo stesso fine: tendere verso la luce
I vari sistemi di yoga sono singolarmente unici , ma hanno tutti lo stesso fine: crescere verso l’ illuminazione

ASHTANGA VINYASA YOGA

ASHTA=otto + ANGA= ramo + YOGA= unione

Shandilya Upanishad scrive che i rami dello yoga sono soltanto sei poiché yama e niyama sono stati inclusi nei rami pratyahara e dharana
Del resto , non è possibile praticare i rami e i sottorami di yama e nyama se il corpo e gli organi sensoriali sono deboli e disturbati da impedimenti

PER DISTRUGGERE I MALI DEL CORPO E DEGLI ORGANI SENSORIALI SI DEVONO STUDIARE E METTERE IN PRATICA LE ASANA

Il corpo viene regolato dalla loro pratica e quindi godrà di una migliore salute
Se si pratica con regolarità e consapevolezza, l’ albero descritto da Patanjali incomincia a germogliare

Solo tramite la pratica possiamo gustare i frutti dell’ albero dello yoga

Con la pratica regolare si nutrono gli otto rami e incomincia a manifestarsi l’ intuito personale.
Diventiamo consapevoli di cosa immettiamo nel nostro corpo e di come interagiamo con il mondo intorno a noi.
Da questo tipo di introspezione incominciano a svilupparsi le qualità di YAMA e NYAMA.
ASANA e PRANAYAMA si sviluppano se eseguiamo ogni singola postura focalizzandoci sul respiro e mantenendo lo sguardo concentrato su un punto.
Mentre fissiamo la mente sulla qualità e sul suono del respiro i sensi si ritirano verso l’ interno e si manifesta l’ elemento PRATYAHARA. Mano a mano che miglioriamo le nostre capacità di controllare la mente, impedendole di vagare qua e la durante la pratica, la sottile qualità della concentrazione si approfondisce in forma di DHARANA. Con il tempo la pratica si interiorizza ulteriormente e la concentrazione si raffina, si approfondisce in forma di DHYANA.
A questo punto abbiamo creato una maggiore possibilità di esplorare i reami più sottili dello yoga, conosciuti come SAMADHI e comprendiamo la pura essenza di tutto ciò che esiste.

Lo sviluppo di questi rami non avviene in senso lineare. Essi germogliano a tempo debito . Non è possibile accelerare la crescita dell’ albero. Esso si espanderà con il maturare della nostra comprensione delle profondità dello yoga. La pazienza è il migliore strumento per aiutarci nel viaggio lungo il cammino dell’ ashtanga yoga.

L’ ashtanga può essere usato come un modo per mantenerci fisicamente in forma; oppure può essere attraversato come una strada per esplorare il regno sottile della spiritualità.

Qualunque sia il fine da noi scelto, esiste un unico metodo per raccoglierne i benefici : LA PRATICA

L’asana è perfetta stabilità del corpo, costanza dell’ intelligenza e buona disposizione dello spirito

-la postura ( asana ) deve essere stabile ( stira) e confortevole ( sukha )
La postura del corpo ( asana ) assunta durante la pratica deve essere stabile, nel senso di immobile , e confortevole; la parola che usa Patanjali per esprimere questo secondo requisito è sukha, termine che indica una condizione di benessere.
la postura deve essere dunque immobile e piacevole da mantenere, priva di tensioni muscolari dolorose e mantenuta senza sforzo; si tratta di requisiti essenziali per le pratiche di concentrazione e meditazione che ne derivano in quanto l’ immobilità e l’ assenza di tensione calmano di riflesso la mente
c’è un detto zen che dice: quando il corpo si muove, la mente si muove. Al contrario l’ immobilità del corpo induce la calma mentale
-Asana è insomma la conquista dell’ immobilità in una condizione di benessere
Se l’ esecuzione di una asana dovesse provocare sofferenza o disagio, vorrebbe dire che tale esecuzione è in qualche modo scorretta oppure che il praticante non è ancora in grado di assumerla stabilmente
asana è prima di tutto la scoperta del proprio corpo, che lo yogin deve imparare ad ascoltare per capirne le difficoltà e le esigenze; da un lato deve saperlo tonificare, dall’ altro deve poterlo rilassare quando è necessario: solo così potrà fare del proprio corpo lo strumento adatto alle pratiche successive
Un asana dovrebbe essere eseguito con una sensazione di stabilità, fermezza e resistenza nel corpo, buona disposizione nell’ intelligenza della mente e consapevolezza e piacere nell’ intelligenza del cuore.
ciascun asana dovrebbe essere capito, praticato e sperimentato in tale modo e la sua esecuzione dovrebbe arricchire e illuminare
-La perfezione dell’ asana è raggiunta quando lo sforzo cessa e infonde calma infinita e permettendo al veicolo mortale , il corpo , di fondersi con il veggente
L’allievo può essere considerato stabile nelle posizioni quando lo sforzo continuo non è più necessario . in questa stabilità si comprende la psicologia di ogni asana e ci si penetra raggiungendo le parti più intime del corpo. Si acquisisce l’ arte del rilassamento , mantenendo la fermezza e l’ estensione del corpo e della coscienza. I n questo modo si sviluppa la mente sensibile .
Con questa sensibilità lo yogin allena la sua facoltà raziocinante a leggere , a studiare e a penetrare l’ infinito. Egli si immerge nello stato senza confini dell’ UNITA’ che è indivisibile e universale.

I bandha ( dal' inglese bonding, aderire) sono contrazioni muscolari del corpo fisico che trattengono la circolazione del prana nel corpo sottile e che tendono a far aderire respiro movimento e consapevolezza.

Ci sono tre bandha principali: mula, uddyana e jalandhara bandha

Significato, Attivazione e Funzioni

Mula Bandha
è chiamato il blocco radice poiché è situato alla base del' albero che rappresenta il nostro sistema nervoso, la colonna vertebrale.
Nella pratica dell' ashtanga si solleva il pavimento pelvico
Questo Bandha interessa tutto il pavimento pelvico ed in particolare il mulhandara chakra, sede dell' energia Kundalini.
Attivandolo, l' energia viene risvegliata

" la direzione naturale di apana è verso il basso , ma con la contrazione in corrispondenza del Muladhara essa viene forzata verso l' alto attraverso sushumna incontrando prana.
Quando l' ultimo vayu raggiunge la regione del fuoco sotto l' ombelico, il fuoco diventa luminoso e forte, venendo attizzato da apana. Il calore diventa così molto potente e Kundalini, percependolo, si risveglia dal suo sonno"
(Sir John Woodroff, il potere del serpente, ed. Mediterranee)
Il pavimento pelvico lo si può ritenere un vero e proprio diaframma pelvico

Uddyana Bandha:
significa " andare verso l’alto".
Si dice  che con Uddyana Bandha , il grande uccello prana sia costretto a volare attraverso sushumna nadi, il canale principale per il flusso dell' energia nervosa che si trova dentro il merudanda o colonna vertebrale.
Nell' ashtanga Vinyasa yoga non si può mantenere questo tipo di blocco completo durante tutta la pratica perché mentre si fa Uddyana Bandha completo non si riesce ad inspirare.
Il tipo di Uddyana Bandha da tenere durante la nostra pratica è più sottile. Invece di portare l' addome completamente verso l' interno dobbiamo semplicemente mantenere uno stato di leggera contrazione nella zona posta tre dita sotto l' ombelico, così il diaframma potrà scendere ad ogni inspirazione in modo che i polmoni si possano espandere verso i lati del costato, verso la schiena e verso lo sterno; l' azione è sottile: se si applica troppa enfasi la respirazione è impedita anziché aumentata, indurire la pancia è già eccessivo

Questo controllo dei muscoli addominali (NON CONTRAZIONE) porta ad una grande escursione del diaframma e ad un respiro completo che interessa tutta la gabbia toracica e non solo l'area addominale, giusta premessa per un corretto respiro ujjayi

Jalandhara Bandha ( il Blocco del mento ), non è utilizzato così frequentemente come gli altri due, si attiva spontaneamente in alcune ASANA, come la candela ad esempio , mentre in altre va indotto.
Tecnicamente bisogna spingere il mento in avanti e poi ritrarlo Nell' incavo che si forma dove si incontrano le due clavicole nella sporgenza ossea sotto il pomo d' Adamo.